Tribunale di Modena – Fallimento e domanda di insinuazione al passivo in privilegio ex art. 2751 bis c.c. proposta da un soggetto che si dichiari già dipendente della fallita: ragioni del rigetto nello specifico di una tale istanza.
Versione stampabileTribunale di Modena, Sez. III civ., 17 maggio 2019 – Pres. Emilia Salvatore, Rel. Roberta Vaccaro, Giud. Michele Cifarelli.
Fallimento di una società in accomandita – Stato passivo – Soggetto dichiaratosi lavoratore dipendente della fallita – Domanda di insinuazione al passivo di retribuzioni e TFR non pagati – Assenza di prova della sussistenza di tale rapporto – Non accoglimento della domanda – Opposizione – Ricorrente - Riscontrata convivenza more uxorio col legale rappresentante della società – Presunzione di gratuità della prestazione – Rigetto dell’impugnazione.
Si deve ritenere che non possa trovare accoglimento, in assenza di una valida allegazione o meglio ancora di una prova circa la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato con la società in accomandita fallita, la domanda che un soggetto, dichiarandosi già lavoratore dipendente della stessa, proponga per ottenere l’ammissione al passivo in privilegio ex art. 2751 bis, n.1) c.c. di un suo credito ante fallimento per retribuzioni non pagate e per TFR, in quanto l’effettiva sussistenza di un rapporto di quel genere costituisce condizione necessaria per l’accoglimento di una tale richiesta [nello specifico il tribunale ha confermato l’esclusione dallo stato passivo della ricorrente, vieppiù in quanto era pacifico, oltre che documentalmente provato, che tra la stessa ed il legale rappresentante e socio accomandatario della società fallita, nel frattempo deceduto, era intercorso un legame affettivo consolidato nel tempo, ragion per cui non risultava superabile, in assenza di una prova contraria, la presunzione di gratuità delle prestazioni da lei effettuate]. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)