Corte di Cassazione – Bancarotta pre-fallimentare e post-fallimentare: limiti, onere della prova, concorso dell’amministratore di diritto.

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Data di riferimento: 
05/06/2013

 

Cassazione penale, Sez. V, 5 giugno 2013 n. 24493 – Pres. G. Zecca - Rel. A. Settembre.

 

 Bancarotta patrimoniale – Bancarotta pre-fallimentare – Onere della prova – Soddisfacimento di bisogni sociali

 

 Bancarotta fraudolenta patrimoniale – Bancarotta post-fallimentare – Distrazione – Dichiarazione di fallimento – Limiti fissati dal giudice delegato – Mantenimento dell’imprenditore e della famiglia – Guadagno effettivo – Gestione dell’attività – Onere della prova

 

 Bancarotta patrimoniale – Bancarotta post-fallimentare – Art. 46, comma 1, n. 2 L.F. – Distrazione – Limite fissato dal giudice delegato – Mantenimento dell’imprenditore e della famiglia – Giudice penale

 

 Bancarotta patrimoniale – Distrazione – Amministratore di diritto – Amministratore di fatto – Ingerenza nella gestione – Consapevolezza – Prova

 

 Bancarotta fraudolenta – Amministratore di diritto – Amministratore di fatto – Concorso – Consapevolezza – Elemento soggettivo – Dolo diretto – Dolo eventuale

 

 Una volta accertata la presenza, in un determinato momento, di beni all’interno della società, compete all’imprenditore fallito dar conto della destinazione dei beni stessi al soddisfacimento di bisogni sociali, talché ove una siffatta prova non sia data e non vengano addotti motivi plausibili, in base ai quali poter ragionevolmente presumere che la prova sia divenuta impossibile per motivi non dipendenti dalla volontà dell’imprenditore, deve ritenersi realizzata la fattispecie di bancarotta patrimoniale pre-fallimentare. (Laura Trovò – Riproduzione riservata)

 

 Con riferimento al reato di bancarotta post-fallimentare, devono considerarsi distratte le sole somme che rappresentano il guadagno effettivo del fallito, proveniente dall’attività esercitata successivamente alla dichiarazione di fallimento, eccedente i limiti stabiliti dal giudice delegato per il mantenimento dell’imprenditore fallito e della famiglia, tenuto conto dei costi incontrati dal fallito stesso nella gestione dell’attività, la cui prova, anche per via induttiva, è onere del fallito. (Laura Trovò – Riproduzione riservata)

 

 Per integrare il reato di bancarotta post-fallimentare non è sufficiente che il fallito abbia utilizzato i proventi [della sua attività] senza aver chiesto od ottenuto un preventivo provvedimento dal giudice delegato in ordine alle somme che aveva il diritto di trattenere. La materialità del fatto di bancarotta richiede infatti la concreta sottrazione di somme eccedenti il limite massimo previsto dalla disciplina sul fallimento e, pertanto, in assenza di determinazione da parte del giudice delegato delle somme che il fallito è autorizzato a trattenere, dovrà essere il giudice penale ad effettuare, incidentalmente, la valutazione richiesta dall’art. 46, comma 1, n. 2, L.F., avendo mente alle esigenze del fallito e della sua famiglia. (Laura Trovò – Riproduzione riservata)

 

 La bancarotta per distrazione non può essere sempre addebitata, sic et simpliciter, all’amministratore di diritto, dal momento che la pur consapevole accettazione del ruolo di amministratore apparente non implica necessariamente la consapevolezza dei disegni criminosi nutriti dall’amministratore di fatto, ma a condizione che non vi sia stata ingerenza dell’amministratore di diritto nella gestione dell’impresa e non vi sia la prova della consapevolezza, da parte sua, delle azioni delittuose poste in essere dall’amministratore effettivo, né dell’accettazione, da parte sua, del rischio di siffatte azioni. (Laura Trovò – Riproduzione riservata)

 

 In tema di bancarotta fraudolenta, in caso di concorso ex art. 40, comma 2, c.p. dell’amministratore (o gestore) di diritto nel reato commesso dall’amministratore (o gestore) di fatto, ad integrare il dolo del primo è sufficiente la generica consapevolezza che il secondo compia una delle condotte indicate nella norma incriminatrice, senza che sia necessario che tale consapevolezza investa i singoli episodi delittuosi, potendosi configurare l’elemento soggettivo sia come dolo diretto, che come dolo eventuale. (Laura Trovò – Riproduzione riservata)

 

Uffici Giudiziari: 
Concetti di diritto fallimentare: 
[Questo provvedimento si riferisce alla Legge Fallimentare]